venerdì 9 gennaio 2015

SECONDA PUNTATA: DONNE CORAGGIO


di Francesca Arcabasso


Secondo statistiche ONU una donna su tre, al mondo, è stata picchiata, forzata ad avere rapporti sessuali, o ha subito abusi almeno una volta nella sua vita. Ogni giorno ogni 12 secondi una donna , in Italia,  diventa vittima di violenza fisica, psicologica e verbale.
Tra il 2000 e il 2012, sono state uccise 2200 donne, una media di una ogni due giorni. Ogni giorno ne vengono stuprate almeno 10 e sempre ogni giorno i casi di violenza sulle donne crescono di 7.200. Si registra in Italia dal 2012 al 2013 un aumento del 14% dei casi di femminicidio. E pensate: il maggior numero di casi sono registrati in particolare al Sud. Sono i dati che ci fornisce il rapporto Eures-Ansa e che ci fanno comprendere la criticità del fenomeno. E questi sono solo i casi denunciati. Su 10 femminicidi , 7.5 sono stati preceduti da denunce, spesso non sufficientemente ascoltate , evidenziando così una mancanza non indifferente anche da parte dello Stato. Ma perché si parla di Femminicidio? Perché proprio la donna? PROPRIO per il suo essere donna. L’aguzzino si scaglia contro la vittima proprio perché di sesso femminile. La violenza, infatti, spesso viene posta in essere da parte del marito, del fidanzato, del compagno, per gelosia, per la rottura di un rapporto, per frustrazione e la vittima spesso non trova la forza di denunciare continuando a subire, umiliata, violata, sola. Per chi non le vive sembrano realtà assurde e molto lontane dalle proprie dinamiche personali, ma non è così. Sono molto vicine, possono verificarsi ovunque, e non importa se sia il contesto di una grande città o di un piccolo paese. E proprio qui, in Sicilia, i casi sono tantissimi. Per comprendere almeno un briciolo di ciò che una donna vittima di violenza vive in questi casi abbiamo ascoltato la storia di due donne. In loro il sentimento di dolore e vergogna nel raccontare è ancora molto forte, ma vogliono farlo per aiutare altre donne che vivono circostanze simili a non sentirsi sole e per rompere il silenzio che purtroppo molto spesso nella nostra terra diventa assordante. Testimonianze forti, che hanno comunque un unico filo conduttore: sono donne che hanno sofferto, che sono state picchiate, denigrate, insultate, maltrattate e abusate dai propri mariti e che a distanza di anni stanno ancora cercando di trovare la forza per andare avanti e per ritrovare loro stesse. Quelle donne possiamo essere noi, le nostre sorelle, le nostre amiche, le nostre conoscenti. Queste sono donne comuni, donne semplici che magari incontriamo ogni giorno per strada e non ci accorgiamo del grande dolore che nascondono dentro. E’ per questo che non possiamo stare a guardare. E’ fondamentale denunciare e non tenersi tutto dentro. E’ fondamentale reagire. E sono proprio le donne che con la loro forza a partire dagli anni 70’ danno vita a centri di ascolto che nel corso del tempo sono divenute vere e proprie associazioni, movimenti e centri di consulto. Ne esistono moltissimi su tutto il territorio siciliano e tramite il loro personale specializzato, ogni giorno, ascoltano e aiutano le donne che vi si rivolgono. Noi abbiamo deciso di parlare con Daniela Maria Fazio, avvocato e operatrice dello “Sportello antiviolenza” di Sciacca.

Sono diversi i modi in cui si cerca di promuovere la sensibilizzazione verso questo fenomeno ormai dilagante. Anche a livello internazionale. Nel 2011 è stata firmata la Convenzione del Consiglio d’Europa a tutela delle donne vittime di violenza, che è stata approvata in Italia soltanto due anni dopo. E ancora: manifestazioni, proteste, che coinvolgono dai più grandi ai più piccoli, per cercare di urlare in ogni angolo del mondo che la donna va tutelata e rispettata. Ad esempio tutte le manifestazioni che si sono svolte il 25 novembre in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne. E si intende violenza di ogni tipo perché pensate ancora oggi in molti Paesi del mondo come Africa, Asia, Medio Oriente e Sud America vengono esercitate forme di violenza atroci nei confronti delle donne, spesso facenti parte della tradizione autoctona. Viene vietato alla donna di avere un’esistenza libera e di avere rispettati i propri diritti fondamentali, come ad esempio il caso di Malala, oggi premio Nobel per la Pace,  ma che è stata vittima di un attentato in cui ha rischiato la vita solo per aver difeso il diritto all’istruzione delle ragazze nella sua terra, il Pakistan. Ma qui in Italia e qui in Sicilia nonostante fortunatamente non siano presenti tali atrocità, esiste quella che è la forma di complicità e violenza per eccellenza:  IL SILENZIO. Perché tacere di fronte ad una violenza fisica o psicologica vuol dire sostenerla, perché nel momento in cui permane il silenzio una donna viene maltrattata o uccisa.  Il miglior modo per tutelarsi è sicuramente quello di rispettare se stessi. E per fare questo è fondamentale riconoscere chi DAVVERO ci ama. Perché senza vergogna dobbiamo comprendere e ammettere che chi picchia, chi abusa, chi agisce con prepotenza non è un uomo che ama, è un vigliacco che va SOLTANTO denunciato. Non restiamo inermi. Rompiamo il silenzio. E’ necessario denunciare e aiutare le vittime a reagire. Aiutiamo le donne vittima di violenza a ritrovare la forza tipica di tutte noi donne, la forza di vivere e reagire , la forza di amare ancora, la forza di non avere paura, la forza di essere se stesse senza timore, la forza di sorridere nonostante le avversità. Bisogna trovare il coraggio in modo tale che quella donna che ha terribilmente sofferto, possa ricominciare a sorridere, a sognare, a vivere. Dobbiamo reagire perché “Il mostro non dorme sotto il letto. Il mostro può dormire accanto a te.”
 Per rivedere il servizio clicca qui>>>>http://youtu.be/qb4opiQEJo0


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